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Old 06-22-2011, 01:28 AM   #19
Alteregoxxx
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Default Lezione 8: il mixer. Parte A

Ciao a tutti coloro che desiderano, nel loro intimo, diventare parte attiva all’interno della produzione musicale ed in special modo a tutti coloro che sognano di diventare tecnici del suono e respirare così l’aria e l’energia musicale che solo il lavoro durante una produzione audio sa regalare.

Tra le varie lezioni del corso per tecnico del suono base, questa credo che sia una delle più importanti: fino ad adesso abbiamo parlato di molte cose ma abbiamo girato attorno ad un argomento fondamentale per ogni tecnico del suono, sia esso un tecnico di mixaggio, sia esso un operatore teatrale, sia esso un fonico da concerto o da broadcast.

L’argomento di oggi è infatti… il mixer!

Il mixer è lo strumento del tecnico del suono per eccellenza. Un tecnico del suono senza mixer è un po’ come un panettiere senza il forno. Il mixer può notoriamente avere le più svariate dimensioni, caratteristiche tecniche, può essere hardware o software, può essere un mixer digitale o analogico, può avere quattro canali o 72, non importa: lo scopo del mixer è sempre uno e cioè quello di raggruppare molti i segnali audio che giungono in ingresso in pochi segnali audio in uscita.



Come già detto esistono moltissimi modelli di mixer. Ogni disciplina musicale richiede, in teoria, un certo tipo di macchina: ad esempio il fonico Front Of House (F.O.H), che nei concerti ha il compito di effettuare il mixaggio in modo che il pubblico dell’evento sia gratificato, avrà bisogno di un certo tipo di mixer, il fonico “da palco”, impegnato per garantire il massimo confort di ascolto ai musicisti sul palco, avrà bisogno di un’altra tipologia di macchina, in studio di registrazione sarà necessario un tipo di mixer dedicato, con tante uscite quante sono le tracce simultaneamente registrabili, ecc…

Ad ogni disciplina il suo mixer. Sì, sì, lo so a che cosa stai pensando… ci sono passato anch’io… il mixer che ho in sala prove che tipo di mixer è?

È un mixer da live, progettato con un concetto identico con il quale è stato progettato il mixer da live più grande del mondo anche se in scala ridotta, con possibilità di impiego limitatissime, pochi canali, qualitativamente inferiore, ecc… ma il concetto non cambia: è un mixer progettato per fare in modo che i segnali provenienti dai microfoni sul palco vengano mischiati assieme ed indirizzati verso gli amplificatori e le casse.

C’è però qualcosa di molto profondo che lega i mixer di qualsiasi genere, categoria e costo, siano essi analogici, digitali o software: l’architettura primordiale del mixer che ora andiamo a vedere.

Prima di entrare nel vivo del discorso è necessario esplicitare che per mixer analogico si intende un mixer costruito con dei componenti elettronici come condensatori, switch, resistenze, potenziometri, collegamenti elettrici, ecc.; per mixer digitale intendiamo uno scatolotto con la forma di un mixer le cui funzioni vengono svolte non tanto da componentistica elettronica, quanto dai calcoli di un computer ad esso integrato: certo, i feders solitamente sono ben visibili, ma i controlli di ogni singolo canale, tra cui equalizzazione è mandate ausiliarie sono spesso accessibili solo attraverso un display e dei menù tipici delle macchine digitali; per mixer software si intende invece il mixer presente all’interno del sequenze che utilizzi per registrare la tua musica e che, a ben guardare, non è altro che l’emulazione di un mixer fisico progettato per essere impiegato in studio di registrazione.



Tutti gli esempi che faremo si riferiranno al tipico mixer analogico da live dove è più facile individuare a colpo d’occhio i parametri ed i controlli che citeremo: tieni a mente inoltre che le medesime funzioni di mixer analogico vengono svolte egregiamente anche da mixer digitale, la differenza, in prima analisi, è solo questione di interfaccia. Da notare però che, come nel caso del tecnico del suono e producer Matteo Cifelli del FasterMaster Studio (Tom Jhones, Articolo 31, Zucchero, Elio e le Storie Tese, Concato, Battiato, ecc..), è prassi comune combinare mixer software ed analogici per ottenere verstilità e sonorità particolari.

NB: trovi l'intervista a Matteo Cifelli a questo link:
http://www.scuolasuono.it/home/inter...ico-del-suono/

Dunque, iniziamo…

L’architettura del Mixer

Qualsiasi mixer è dotato di un certo numero di canali in ingresso e di un certo numero di uscite dalle quali è possibile far uscire un mixaggio dedicato: tipicamente, in un mixer da sala prove, sono presenti due uscite denominate L ed R concepite per essere collegate all’impianto principale di diffusione e, tipicamente, quattro uscite ausiliarie denominate Aux (altre caratteristiche sono spesso integrate nei mixer professionali, come ad esempio i gruppi audio e le matrici, ma in questo articolo non ne parleremo).

Leggendo il mixer come un reticolato di battaglia navale si ha subito il polso della situazione: scorrendo con l’indice tutti potenziometri ed i componenti presenti su ogni singolo canale, prima o poi si incontreranno i potenziometri dedicati alle uscite ausiliarie ed il fader. Questi controlli sono il cuore del mixer: sono infatti dei”volumi” dedicati ognuno ad un’uscita diversa fisica, dotata di connettore. Per renderci conto delle impostazioni relative alle uscite il nostro indice dovrà scorrere in orizzontale sul pannello dei controlli.



Per esempio, analizzando il canale della voce del cantante, attraverso il mixer è possibile far uscire il segnale della sua voce con un certo livello dalle uscite principali e con altri livelli completamente diversi e scorrelati alle uscite ausiliarie.

A cosa possa servire tutta questa serie di uscite lo può decidere solo l’operatore volta per volta: il mixer è uno strumento e, a saperlo utilizzare bene, ci si fa davvero quello che si vuole, anche i caffè!

Ad esempio è possibile utilizzare le uscite principali al fine di collegarle ad un sistema di amplificazione, ma anche al fine di collegarle ad un sistema di registrazione… le uscite ausiliarie vengono tipicamente utilizzate per inviare mix diversi da quello che esce sull’impianto principale agli ascolti dei musicisti (spie, cuffie) oppure per effettuare i processing di colore, ma su questo ci ritorniamo tra un po’.

Ti è mai capitato di dover utilizzare, o di pensare di dover utilizzare, due microfoni sulla stessa sorgente sonora, uno per la diffusione sonora ed uno per la registrazione? Non sarebbe più comodo trovare un modo per utilizzare un unico microfono ed indirizzare il segnale su due apparecchi diversi?

Puoi trovare questo ed altri esempi di utilizzo creativo del mixer all’interno del famoso tutorial pdf tutorial pdf “Riprendere il tuo live -L&R” (tutorial pdf)
http://www.scuolasuono.it/home/corsi...l-tuo-live-lr/

Capito questo del mixer hai capito il 90% delle sue funzioni: il mixer è come un’architettura di tubi, molto simile ad una fognatura, che ti consente di mandare acqua da una serie di tombini ad una serie di scarichi.

Ora che padroneggi il concetto di mixer possiamo entrare più nel dettaglio sulle singole funzioni che si vengono a trovare nella maggior parte dei mixer. Al solito, quest’articolo non intende essere esaustivo: basti pensare che nel corso per tecnico del suono di ScuolaSuono.it vengono condensate in due ore di video molto dettagliato quello che io ho imparato in 3 settimane di corso… come ho fatto?
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