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Old 06-22-2011, 01:29 AM   #20
Alteregoxxx
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Default Lezione 8: il mixer. Parte B

Ho eliminato le sbavature, sono andato al sodo, ho creato un video didattico molto approfondito che spiega passo passo tutti i componenti del mixer, il loro utilizzo e la logica costruttiva che ne sta dietro. Quello che dicono i miei allievi è che, dopo aver studiato quella lezione, il mixer non ha quasi più segreti per loro: ciò che non è stato esplicitamente spiegato all’interno di quel videotutorial riescono facilmente a ricavarlo con un rapidissimo sguardo al manuale di istruzioni.

Cercherò pertanto di essere il più specifico possibile per quanto mi sia concesso in questa circostanza…

Infatti, il secondo concetto fondamentale che bisogna tener presente quando si vede per la prima volta un mixer è il fatto che esso è diviso in due sezioni principali: la sezione di controlli dedicati ai segnali in ingresso (i singoli canali) e quella dedicata ai segnali in uscita (parte master).

La sezione di ingresso è relativa al controllo ed alla manipolazione di ogni singolo canale che entra nel mixer; la parte master è quella dedicata ai controlli deputati alle uscite del banco come ad esempio i livelli generali.



In ogni singolo canale tipico di un mixer analogico troveremo: il connettore d’ingresso a cui connettere lo “spinotto” del cavo di segnale (xlr o jack), la sezione di preamplificazione deputata all’adattamento del livello generale del segnale d’ingresso affinché possa essere ben “digerito” dai componenti del mixer che risiedono a valle, la sezione di equalizzazione, l’insert, e cioè le connessioni necessarie a far uscire il segnale del canale ai fini di processarlo con un processore di segnale esterno al mixer per poi farlo rientrare nella medesima posizione, i controlli per le mandate ausiliarie, il panpot o potenziometro panoramico che ti permette i dosare la differenza di livello tra le uscite L ed R (ad esempio nel caso in cui decidiamo di far suonare la chitarra a destra ed il pianoforte a sinistra), il pulsante di “mute” atto a disattivare il canale sulle uscite principali, il pulsante “solo” che consente all’operatore di poter ascoltare il risultato di un unico canale senza dover necessariamente escludere col pulsante mute tutti gli altri canali ed infine il tipico fader per la regolazione del livello di uscita del singolo strumento nel balance generale.



Dando per scontato che, sezione di preamplificazione ed equalizzatore siano argomenti che puoi approfondire negli altri articoli di questo corso per tecnico del suono gratuito o nelle risorse consigliate ad esso annesse, prendiamo in esame i rimanenti componenti.

INSERT

Partiamo con l’insert: viene definito insert la coppia di connessioni (uno in uscita e l’altra in rientro) che permettono al segnale che transita attraverso un canale del mixer di uscire per essere processato da un processore esterno (come ad esempio un compressore, un equalizzatore più qualitativo rispetto quello del canale del banco, altri processori di dinamica in genere).



La funzione dell’inserit è perciò quella di aumentare il numero di processori su alcuni canali. Non avrebbe senso infatti creare dei mixer completi di compressore, gate, limiter, eccetera per ogni canale perché, mentre l’equalizzatore è uno strumento che si utilizza nel 90% dei casi per ritoccare il segnale microfonico o per effettuare scelte artistiche all’interno del mixaggio, gli altri processori di dinamica non sempre vengono utilizzati. Sarebbe perciò uno spreco di risorse, sia in termini costruttivi che economici, dotare un mixer di una vasta gamma di processori di dinamica per ogni canale, senza contare il fatto che, a livello ergonomico, diventerebbe ingestibile.

Ha invece molto più senso dare la possibilità al fonico di inserire una catena di effetti esterna al mixer dedicata al processing di un singolo canale. Se ad esempio la voce del cantante o la chitarra del chitarrista sono gli strumenti principali di una situazione musicale, potrebbe essere necessario utilizzare dell’estetistica di elevata qualità per far risaltare questi strumenti all’interno del mixaggio; non sempre però la catena effetti necessaria è la stessa e dunque, sapere di poter prelevare il segnale, farci un po’ quello che ci pare, per poi reinserirlo nello stesso punto del mixer, per poi poter essere utilizzato sia nelle uscite principali che nelle uscite ausiliarie, ci dà la possibilità di scelta migliore per ogni singola situazione sonora.

Come forse avrai notato, parlando di insert, non ho mai menzionato alcun processing di colore ma solamente processing dedicati al cambio dei connotati del segnale, ossia processori di dinamica.

Per riprendere quello che è stato già detto in un altro articolo, desidero ricordare che le elaborazioni di colore vengono effettuate per aggiungere un ambiente o una suggestione ad un segnale audio già tecnicamente ed artisticamente trattato, con la risposta frequenza è la gamma dinamica necessaria per risiedere correttamente all’interno del mix.

Difficilmente perciò ti capiterà di trovare un riverberatore o un della utilizzato in insert, anche se ciò tecnicamente sarebbe possibile. Il concetto è questo: prendiamo ad esempio un processore di riverbero (ma la considerazione che segue si applica a qualsiasi altro processore di colore); utilizzando gli insert, se io volessi attribuire una certa dose di spazialità a quattro strumenti differenti all’interno di un mixaggio (ad esempio voce, chitarra elettrica, chitarra acustica e tastiere) necessità dei di quattro differenti processori ognuno dei quali dovrebbe essere inserito nell’inserto del rispettivo canale che si vuol processare. Questo risulta essere un metodo molto dispendioso è poco pratico anche perché, ammesso e non concesso che non vi siano limitazioni di budget e quindi che vi possiate permettere qualsiasi processore desideriate, resta il fatto che durante il concerto o durante il mixaggio dovrete provvedere a quattro differenti regolazioni nel medesimo istante su 4 differenti riverberatori.

Se lo scopo però risulta essere quello di ricreare in maniera artificiale una connotazione spaziale degli strumenti, e perciò farli suonare, tutti nella stessa stanza, avrebbe molto più senso poter utilizzare un unico riverberatoore che, in maniera univoca, si occupi di emulare un ambiente e trovare un modo, sfruttando le caratteristiche del mixer, di far arrivare all’ingresso del processore il segnale di tutti e quattro gli strumenti.

Il metodo “furbo “per effettuare questa operazione è, come avrei potuto immaginare, sfruttare le mandate ausiliarie. Come già detto le mandate ausiliarie consentono di effettuare un mixaggio differente rispetto al mixaggio che viene inviato al sistema di amplificazione principale: sarà perciò agevolmente possibile, utilizzando i potenziometri dedicati ad una mandata ausiliaria (ad esempio mandate ausiliarie 2) di ogni singolo canale creare un mixaggio contenente i quattro segnali che vogliamo processare, collegare l’uscita della mandata ausiliaria al processore di segnale ed infine collegare l’uscita del riverberatore (con il controllo mix impostato a 100% Wet) nuovamente in ingresso al mixer su un nuovo canale.

Per riassumere, la situazione è questa: chitarra acustica, elettrica, voce e tastiere hanno ognuna un canale dedicato chi viene mixato in direzione delle uscite principali. Inoltre, però ognuno di questi canali, viene utilizzato il potenziometro della mandata ausiliaria 2 per creare un nuovo mixaggio, indipendente da quello chi viene inviato alle uscite principali, da trasmettere al riverberatore. Il riverberatore effettua il processing del segnale mixato attraverso la mandata ausiliaria 2, l’uscita del processore (in pratica la risposta acustica della stanza emulata) viene è ricollegata al mixer attraverso un quinto canale il quale verrà mixato assieme ai quattro canali iniziali sulle uscite principali.
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